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sabato 31 marzo 2012

Léon Degrelle.


“L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l’essenziale non esiste più.”

Léon Degrelle.
Nacque a Bouillon, in Belgio, il 15 giugno del 1906, nello splendido borgo medievale che diede natali a Goffredo, l’eroe condottiero della Prima Crociata. Una rocca immersa nelle foreste delle Ardenne. Il padre, Edouard, esercitava il mestiere di birraio in Francia ma fu costretto ad espatriare in Belgio nel 1901 a seguito dell’espulsione dei Gesuiti francesi e al rinfocolarsi del movimento anticlericale diffuso in quel periodo. La madre, Marie - Louise Boever, fu la figlia del capo della destra lussemburghese. Lèon Degrelle fu il quinto figlio nato dalla coppia dopo Maria, Edoardo, Giovanna, Maddalena e Susanna. Dopo un’adolescenza idilliaca negli splendidi scenari bucolici della sua regione natia, la sua giovinezza fu estremamente avventurosa. Assunto come reporter da un piccolo giornale, viaggiò per il mondo, arrivando anche negli Stati Uniti nei primi anni del 1930, ma restando colpito soprattutto dal Messico e dalle vicende dei Cristeros, cattolici massacrati in America Latina per la loro fede. In seguito Lèon Degrelle pubblicò un opuscolo di trentasette pagine dal titolo “Storia della guerra scolastica 1879 – 1884”. Tornato in Patria, da fervente studente cristiano, militò inizialmente nelle fila dell’Azione cattolica. Il 26 marzo del 1932, sposò Marie – Paule Lemai , cinque anni più giovane, di origine francese e appartenente alla buona borghesia di Tournai. Dopo la guerra fu condannata a dieci anni di reclusione dei quali ne scontò cinque. Durante il processo, Marie – Paule Lemai, dichiarò che la guerra era stata necessaria per combattere il bolscevismo che rappresentava un gran male. Dopo la scarcerazione decise di non raggiungere più Lèon Degrelle in Spagna. Nel 1935, Lèon Degrelle, fondò il movimento nazional - popolare “Rex”, caratterizzato dal misticismo cristiano e da una visione aristocratica e corporativa dello Stato che poi lo portò alla sostanziale adesione all’ideologia fascista. Alle elezioni legislative del 24 maggio 1936, riscosse un notevole successo, ottenendo più dell’undici per cento con ventuno deputati e dodici senatori. Il movimento rexista fu dotato anche un proprio giornale, dal titolo “Il Paese Reale” fondato nel maggio del 1936. Tra gli obiettivi, fungere da sostegno spirituale per i militanti e da organo d’informazione politica. Ma non solo. Lèon Degrelle condusse una violenta campagna contro gli scandali di corruzione nei quali i politi di ogni partito erano implicati presentando se stesso come il grande epuratore. Nel 1940, dopo l’occupazione del Belgio da parte tedesca, il giovane Lèon Degrelle cercò appoggi anche all’estero presso la Germania nazista e l’Italia fascista assicurando la supremazia del movimento rexista. Nel maggio del 1933, alcuni mesi prima della presa di potere di Adolf Hitler, si recò a Berlino per partecipare alle celebrazione del Primo maggio. Il 27 luglio del 1936, invece, si recò a Roma per l’incontro con Benito Mussolini e il Ministro per gli Affari Esteri, Galeazzo Ciano, che gli concesse un sostanzioso aiuto finanziario. Nell’estate del 1941 costituì una legione di volontari, perlopiù costituita dai giovani rexisti, e condusse la brigata Wallonie nell’operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Il comportamento dei valloni in battaglia fu esemplare. L’ultimo reparto a ritirarsi, retroguardia della divisione Wiking, non cedette fino a quando gli fu esplicitamente ordinato di ritirarsi. Dei duemila volontari inizialmente costituenti la brigata Wallonie, alla fine dell’agosto 1944 restarono circa un centinaio, che comunque riuscirono a bloccano l’avanzata sovietica verso Tallin. Lèon Degrelle restò ferito e, divenuto Comandante della brigata, fu decorato con la Croce di Ferro con foglie di quercia, l’unico non tedesco a ricevere quella medaglia. Terminata la guerra e condannato a morte in contumacia dal Consiglio di guerra di Bruxelles il 29 dicembre del 1944, Lèon Degrelle raggiunse, alla fine di aprile del 1945, la Danimarca e poi la Norvegia. Ad Oslo requisì un aereo leggero finendo, dopo aver sorvolato gran parte dell’Europa, per atterrare sulla spiaggia di San Sebastiano, nel nord della Spagna, avendo finito il carburante. Si stabilì a Malaga ottenendo asilo politico dal Governo Spagnolo filofascista di Francisco Franco. Dopo la Liberazione, fu chiamato in giudizio per alto tradimento. Le domande di estradizione non ebbero esito positivo, perché Lèon Degrelle rinunciò alla nazionalità belga per prendere la nazionalità spagnola tramite adozione nel 1954 e la conseguente naturalizzazione sotto il nome di Lèon Josè de Ramirez Reina. Nella notte tra il 22 e il 23 novembre del 1975 partecipò per due ore alla veglia funebre del corpo di Francisco Franco e in seguito fu colpito da una malattia cardiaca. Lèon Degrelle, il 15 giugno del 1984, si risposò con una nipote di Joseph Darnand, con la quale conviveva da molti anni. Dirigente di un movimento neonazista, divenne referente per i movimenti neofascisti europei, per i partiti dell’estrema destra e i movimenti integralisti, ruolo, che esercitò con prudenza. Si avvicinò al Fronte Nazionale francese e con grande ammirazione nei confronti di Jean – Marie Le Pen. Fino alla morte, Lèon Degrelle, esaltò i piani di Hitler e del regime nazionalsocialista. Convinto negazionista, negò soprattutto l’esistenza e la materialità dell’olocausto e in generale la concretezza dei crimini contro l’umanità imputati al regime hitleriano. Si spense la sera del 31 marzo 1994, all’età di ottantasette anni, nella clinica del parco di Sant’Antonio dove fu ricoverato alcuni giorni prima per insufficienza cardiorespiratoria. Il corpo fu cremato il giorno successivo e le ceneri disperse a Berchtesgaden.


“Un grande ideale dà sempre la forza di dominare il proprio corpo, di soffrire la fatica, la fame, il freddo. Che importano le notti bianche, il lavoro opprimente, gli affanni o la povertà! L’essenziale è avere in fondo al proprio cuore una greande forza cherianima e spinge avanti, che rinsalda i nervi, che fa pulsare a fortibattiti il sangue stanco, che infonde negli occhi il fuoco ardente e conquistatore. Allora più nulla dà sofferenza, il dolore stesso diviene gioia perchè esso è un mezzo di più per elevare il suo dono, per purificare il suo sacrificio.”

Léon Degrelle.
«Possano queste pagine, ultimo fuoco di quel che io fui, ardere ancora un momento, riscaldare ancora un istante le anime possedute dalla passione di donarsi e di credere: di credere malgrado tutto, malgrado la disinvoltura dei corrotti e dei cinici, malgrado il triste gusto amaro che ci lasciano nell’anima il ricordo delle nostre colpe, la coscienza della nostra miseria e l’immenso campo di rovine morali di un mondo che, sicuro di non avere più bisogno di salvezza, da questo trae motivi di gloria, ma deve lo stesso essere salvato. Deve più che mai essere salvato».




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