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lunedì 24 dicembre 2012

Simbologia. Significati e mistica delle cerimonie e delle usanze del Natale.


Le feste natalizie sono costellate di cerimonie ed usanze di cui non tutti conoscono il significato profondo, l’origine e l’evoluzione. Alcune di esse derivano da tradizioni pagane cristianizzate. Questa commistione di usanze di ispirazione evangelica con altre precristiane è dovuta alla collocazione calendariale del Natale che, diversamente dalla Pasqua, è errata storicamente. Nel vangelo di Luca si narra soltanto che nel periodo in cui nacque Gesù c’erano a Betlemme dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al gregge. Siccome sappiamo che i pastori ebrei partivano per i pascoli all’inizio della primavera, in occasione della loro Pasqua, e tornavano in autunno, è evidente che il Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant’è vero che fino alla fine del III secolo il Natale veniva festeggiato, secondo i luoghi, in date differenti: il 28 marzo, il 18 aprile o il 29 maggio.
Nella seconda metà del secolo III si affermò nella Roma pagana il culto del sole, di cui l’astro non era se non una manifestazione sensibile. In suo onore l’imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto, durante il quale si celebrava il nuovo sole “rinato” dopo il solstizio invernale. Molti cristiani erano attirati da quelle cerimonie spettacolari; sicché la Chiesa romana, preoccupata per la nuova religione che poteva ostacolare la diffusione del cristianesimo più delle persecuzioni, pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale di Cristo. La festa, già documentata a Roma nei primi decenni del IV secolo, si estese a poco a poco al resto della cristianità.
La coincidenza con il solstizio d’inverno fece sì che molte usanze solstiziali, non incompatibili con il cristianesimo, venissero recepite nella tradizione popolare. D’altronde non si trattava di una sovrapposizione infondata, perché fin dall’Antico Testamento Gesù era preannunciato dai profeti come Luce e Sole. Malachia lo chiamava addirittura “Sole di giustizia”.
Per questi motivi già nei primi secoli l’accostamento del sole al Cristo era abituale, come testimonia Tertulliano: “Altri ritengono che il Dio cristiano sia il sole perché è un fatto notorio che noi preghiamo orientati verso il sole che sorge e nel giorno del sole ci diamo alla gioia, a dire il vero per un motivo del tutto diverso dall’adorazione del sole”.
Collegata a questo simbolismo di luce è l’usanza di adornare l’uscio di casa con piantine come il pungitopo o l’agrifoglio dalle bacche rosse, mentre quella del vischio è una tradizione celtica cristianizzata. La si considerava una pianta donata dagli dei poiché non aveva radici e cresceva come parassita sul ramo di un’altra. Si favoleggiava che spuntasse là dov’era caduta una folgore: simbolo di una discesa della divinità, e dunque di immortalità e di rigenerazione. La natura celeste del vischio, la sua nascita dal Cielo e il legame con i solstizi non potevano non ispirare successivamente ai cristiani il simbolo di Cristo: come la pianticella è ospite di un albero, così il Cristo, si dice, è ospite dell’umanità, un albero che non fu generato nello stesso modo con cui si generano gli uomini. Alla luce delle antiche feste solstiziali si seguivano alcune usanze, come ad esempio quella di accendere fuochi e falò che hanno, si dice, la funzione simbolica di “bruciare” le disgrazie e i peccati dell’anno morente, di purificare, ma anche di ricevere dal sole, composto di fuoco, nuova energia, fertilità e fecondità: sole che altro non è se non il simbolo di Cristo, come si è già detto.
Ma torniamo alla notte di Natale quando, una volta e ancora adesso in qualche famiglia toscana o emiliana, si accendeva dopo la cena di magro un ceppo che rappresenta simbolicamente l’Albero della Vita, il Cristo, dicendo: “Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane; ogni grazia di Dio entri in questa casa, le donne facciano figlioli, le capre capretti, le pecore agnelletti, abbondino il grano e la farina e si riempia la conca di vino” – “Il giorno del pane”, lo chiamavano: per questo motivo si mangiavano, come oggi d’altronde, dolci a base di farina che hanno nomi diversi secondo le regioni: pangiallo, pane certosino, pandolce, panforte, pampepato e panettone. Perché mai il pan dolce? L’usanza di consumare questo alimento nei periodi solstiziali potrebbe risalire agli antichi Romani, perché Plinio il Vecchio riferisce che alla festa del Natalis Solis Invicti si confezionavano le sacre e antiche frittelle natalizie di farinata. Con l’avvento del cristianesimo si modificò l’interpretazione riferendosi alle parole di Gesù: “lo sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più lame e chi crede in me non avrà più sete; io sono il pane della vita”. Il Pane della Vita s’incarnò proprio a Betlemme, che nell’ebraico Bet Lehem significava Casa del Pane, nome dovuto probabilmente al fatto che proprio in quella cittadina era un immenso granaio, essendo circondata da campi di frumento.
Quanto al ceppo, non è il solo simbolo arboreo natalizio: lo è anche l’abete che fin dall’epoca arcaica tu considerato un albero cosmico che si erge al centro dell’universo e lo nutre. Fu facile ai cristiani del nord assumerlo come simbolo del Cristo. Nei paesi latini l’usanza si diffuse molto tardi, a partire dal 1840, quando la principessa Elena di Maclenburg, che aveva sposato il duca di Orléans, figlio di Luigi Filippo, lo introdusse alle Tuileries suscitando la sorpresa generale della corte. Persino i suoi addobbi sono stati interpretati cristianamente: i lumini simboleggiano la Luce che Gesù dispensa all’umanità, i frutti dorati insieme con i regalini e i dolciumi appesi ai suoi rami o raccolti ai suoi piedi sono rispettivamente il simbolo della Vita spirituale e dell’Amore che Egli ci offre.
Anche l’usanza della tombola nel pomeriggio del Natale ha una derivazione pagana: durante i Saturnali, che precedevano il solstizio e sui quali regnava Saturno, il mitico dio dell’Età dell’Oro, si permetteva eccezionalmente il gioco d’azzardo, proibito nel resto dell’anno: esso era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno; sicché la fortuna del giocatore non era dovuta al caso, ma al volere della divinità.
Nella Roma antica, in occasione dell’inizio dell’anno si usava anche donare delle strenae che arcaicamente erano rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sulla via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità. Poi a poco a poco si chiamarono strenae anche doni di vario genere, come succede ancora oggi.
É invece soltanto cristiana l’usanza del Presepe. Il primo, vivente, con il bue e l’asino nella mangiatoia, risale al 1223 a Greccio, un paese vicino a Rieti: lo ideò san Francesco d’Assisi ispirandosi a una tradizione liturgica sorta nel secolo IX, quando in molti Paesi europei si formarono dall’ufficio quotidiano delle ore i cosiddetti uffici drammatici a rievocare le principali scene evangeliche con brevi dialoghi. Successivamente quei primi esperimenti si ampliarono in strutture più vaste e complesse, sicché il tema della Natività ispirò nel monastero di Benedikburen un vero e proprio dramma al cui centro campeggiava quella del presepe.
Ispirandosi a quelle sacre rappresentazioni Francesco volle rievocare la scena della Natività con un bue e un asino in carne ed ossa. “L’uomo di Dio” scrisse san Bonaventura da Bagnoregio “stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia”. Ancora oggi a Greccio si celebra il presepe vivente da cui sono derivati quelli inanimati. La mangiatoia era vuota ma il cavaliere Giovanni di Greccio, molto legato a Francesco, affermò di avere veduto un bellissimo fanciullino addormentato che il beato Francesco, stringendolo con entrambe le braccia, sembrava destare dal sonno.

* da Avvenire del 2 marzo 2003 (ripubblicato da Barbadillo.it)
a cura di Alfredo Cattabiani.

venerdì 21 dicembre 2012

mercoledì 19 dicembre 2012

Il Coraggio della Bambina e del Gigante, #SENZAPAURA


Giorgia Meloni e Guido Crosetto #senzapaura #primariedelleidee


Domenica 16 novembre 2012, ore 10, Auditorium della Conciliazione, Signori e Signore, è iniziata la rivoluzione nazional-popolare della Destra Italiana, protagonisti indiscussi il Gigante e la Bambina.
La sala gremita, commessi che tentavano di bloccare il flusso della gente curiosa di ascoltare, giovani e vecchi militanti politici con storie e appartenenze differenti uniti nel nome di una rivoluzione delle IDEE, entusiasmo e rammarico per il fallimento di un progetto, voglia di rivalsa e di partecipazione, questa è stata la manifestazione "Le primarie delle Idee".
Scrosci di applausi durante gli interventi di Guido Crosetto prima e di Giorgia Meloni poi, cuori scalpitanti, soddisfazione per aver visto uomini e donne del territorio parlare delle specificità dei temi da affrontare, poca retorica e poco populismo, tanta rabbia e tanta voglia di rivalsa.
Tra le quattro mura dell'Auditorium della Conciliazione, si è respirata aria nuova, lontana anni luce dalla vecchia An dei Colonnelli, degradati a soldati semplici, e dalla Forza Italia delle Convention del '94.
L'aria è stata quella della rivoluzione di chi milita, di chi lotta, di chi protegge il proprio territorio, la propria autonomia, la propria terra.
Alla fine dei giochi che bello sentire l'Inno di Mameli, cantato non con le corde vocali, ma col cuore di gente che crede nella buona Politica, con la P maiuscola, di quella amica che di fa arrabbiare, che ti fa sentire parte di una comunità, che ti da soddisfazioni e delusioni.
"E' impossibile disse l'orgoglio. E' rischioso disse la ragione. E' inutile disse l'esperienza. Allora proviamoci disse il CUORE."
Pronti a tutto, con Giorgia Meloni!
#SENZAPAURA
di Umberto Garbini.
Oltre 5000 persone alle "primarie delle idee"
 
Oltre 5.000 persone hanno partecipato all’evento ‘Le primarie delle idee’ organizzato da Giorgia Meloni e Guido Crosetto all’Auditorium Conciliazione di Roma. Un pubblico colorato e pieno di entusiasmo: dagli ‘scugnizzi’ della Giovane Italia Napoli Centro Storico (arrivati cantando ‘o surdato nnammurato’) a personaggi della 'Roma bene' come la contessa Pacelli, passando per esponenti di onlus, associazioni, terzo settore e presidenti del mondo produttivo. Tanti cittadini con la voglia di confrontarsi sul futuro del centrodestra. E 'Le primarie delle idee' hanno conquistato la piazza virtuale: 30mila persone l’ora (per 3 ore di evento) da 15 diversi Stati hanno seguito la diretta streaming sul sito www.giorgiameloni.it, mentre circa 150.000 utenti hanno potuto seguire la diretta Twitter e interagire portando addirittura 2 hashtag fra le tendenze Top 10 in Italia, ovvero #primariedelleidee e #senzapaura.

Particolarmente suggestivi e applauditi i video proiettati nel corso della mattinata all’interno della sala e sui 10 schermi installati nel foyer, dedicati a chi è rimasto fuori dalla sala a causa dell’esaurimento dei posti. In uno di questi c’era anche il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, raccontato nei panni metaforici di Re Theoden de 'Il Signore degli anelli', il monarca buono vittima di un sortilegio e mal consigliato da Vermilinguo e salvato dal mago Gandalf.
Molti i deputati e senatori seduti in platea, ma nessun generale né colonnelli: all'Auditorium della Conciliazione era presente un vero e proprio esercito di popolo, guidato da consiglieri regionali, assessori, consiglieri comunali e provinciali, sindaci e tanti militanti, pronti a guardare alle sfide che attendono l’Italia e alle scelte che il centrodestra dovrebbe fare per vincerle.
Insieme a loro erano presenti in sala anche deputati ed eurodeputati, tra i quali Fabio Rampelli, Basilio Catanoso, Giuseppe Cossiga, Giuseppe Moles, Gaetano Nastri, Deborah Bergamini, Enzo Rivellini, Mario Mauro, Alfredo Mantovano, Carlo Fidanza, Marco Scurria, Elisabetta Gardini, Marco Marsilio e l’ex presidente della Regione Lazio, Francesco Storace.




Patto tra il Gigante e la Bambina Crosetto-Meloni gridano tre «no»

La convention della componente più critica: «No al sostegno a Monti, no a Berlusconi candidato premier, no a un Pdl travolto dagli scandali»
L’articolo di Fabrizio De Feo su Il Giornale

Nel giorno delle primarie che dovevano essere e non sono state, Giorgia Meloni e Guido Corsetto lanciano il loro grido di battaglia. La strana coppia, « il gigante e la bambina», l’«articolo il» della politica italiana (tra i due ballano circa 40 centimetri di altezza), convocano le loro «Primarie delle idee», una manifestazione che punta a dare spazio a coloro che dentro il Pdl (o forse fuori?) vogliono dire no ad operazioni tecnocratiche lontane dalla volontà popolare e all’invadenza dell’Unione Europea, rivendicare l’orgoglio del centrodestra e puntare sulla partecipazione dal basso. La scommessa si rivela vincente, al meno in termini numerici e di riuscita della manifestazione. E la soddisfazione si legge negli occhi dei due protagonisti che un po’ stupiti osservano le quasi duemila persone stipate dentro l’Auditorium di Via della Conciliazione mentre un altro migliaio segue l’evento su uno schermo posto sulla grande via che porta a Piazza San Pietro, con la Meloni che ironizza: «O siamo noi, o è il Papa».
Crosetto, invece, prende spunto da un video sugli uomini di coraggio che si conclude con l’inevitabile riferimento al Signore degli anelli, per fare sfoggio di autoironia: «Viste le nostre differenze fisiche, direi che oggi qui si celebra l’alleanza tra gli uomini e gli hobbit. Non dico gli elfi perché so bene che erano troppo belli...». Un gioco che si conclude con l’ex sottosegretario alla Difesa che senza grande sforzo prende in braccio la Meloni. Ma al di là delle battute e del legittimo compiacimento per una convocazione popolare al di fuori dei consueti schemi di corrente o di partito, il fronte guidato dal «liberale» e dall’«identitaria» è pronto a fare sul serio e, se necessario, intraprendere una nuova avventura politica. «Non siamo qui per spartirci le poltrone né il potere» dice Crosetto. «Se avessimo voluto fare questo ci saremmo uniti a coloro che dopo averlo avversato, oggi chiedono a Monti di candidarsi leader del centrodestra. Mi fanno pensare a Mussolini che organizza una festa per Badoglio». Un sentimento antimontiano confermato e amplificato dai fischi che si levano dal pubblico quando sul maxi-schermo appaiono, in un video, le immagini del premier insieme a Silvio Berlusconi.  «Un centrodestra credibile o ha Scajola e Dell’Utri o ha me e la Meloni» attacca Corsetto. «La credibilità non la si guadagna cambiandone i colori o il nome, ma con le persone». In sala, ad ascoltare i due capofila del movimento, anche Mario Mauro, insieme a Francesco Storace, Alfredo Mantovano, Fabio Rampelli, Marco Marsilio, Giuseppe Moles, Deborah Bergamini e Marco Taradash. Ma anche gli europarlamentari Carlo Fidanza, Elisabetta Gardini (che conduce il dibattito) e Marco Scurria. Oltre a una presenza a sorpresa (ma non troppo): quella di Mario Vattani, già console italiano a Osaka (richiamato in patria dalla Farnesina per aver partecipato a un festival di rock identitario di Casa-pound) e ora interessato a un progetto che riporti al centro del dibattito la sovranità nazionale. Di certo dal palco vengono dettate condizioni chiare. Una minaccia di scissione riassumibile in tre secchi «no».
«No al sostegno a Monti», «no alla candidatura Berlusconi» a cui pure viene chiesto di continuare a lottare orgogliosamente e in prima persona, «no a un Pdl travolto dagli scandali». Condizioni non negoziabili. Perché come dice la Meloni: «Noi vogliamo un luogo dove poter lottare e trasformare i nostri sogni in realtà. Se quel luogo è il Pdl lo dobbiamo sapere subito. Perché se non lo è siamo pronti a costruirne noi uno nuovo. Con le idee e con chiunque voglia starci».
VIDEO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DI GIORGIA MELONI ALLE PRIMARIE DELLE IDEE 16 DICEMBRE 2012


 
LINK:
 
 

sabato 15 dicembre 2012

PRIMARIE DELLE IDEE




Carissimi,
in queste ore molte cose sono cambiate e c'è da presupporre che molte ancora  cambieranno, ma la nostra determinazione resta al suo posto, come uno scoglio in una  tempesta. Vogliamo ancora rifondare l'Italia e per  farlo è urgente cambiare il centrodestra.
Restiamo in prima linea per affermare la bellezza dell'impegno civile, contrastare le scelte personalistiche e le decisioni calate dall’alto, anteporre all’”io” il “noi”, combattere la cattiva politica, la logica dello scontro frontale che impoverisce la nostra comunità e non rinunciare a equità sociale,  meritocrazia, partecipazione, rinnovamento, futuro.
Grazie alla buona fede di ognuno abbiamo costruito un esercito di uomini liberi e un movimento di popolo presente in ogni angolo d'Italia.
Ora è il momento di schierarsi. Lo faremo il 16 dicembre alle 10 a Roma, presso l'Auditorium della Conciliazione, perché la storia di una grande nazione non abbia a subire battute d'arresto e i valori di cui siamo portatori possano aiutarla a crescere ed essere la casa accogliente per i suoi giovani.
La vergogna della mancata celebrazione delle primarie non ci scalfisce, sarebbero state uno strumento in più per togliere il terreno  sotto i piedi a chi vuole solo esercitare il potere, non ha coraggio, non ha idee  e non merita la nostra fiducia.
Sinistra in testa.
Sarà una bella domenica di luci, suoni, emozioni per riprendere slancio e affrontare, impavidi, le nuove sfide.
Vi aspetto, tutti e ciascuno, portate i vostri amici e ditegli che la via è tracciata e noi la percorreremo. Fino in fondo.
Evviva.
 
Giorgia Meloni.